Il cap. Antonino FAZIO
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Profilo biografico a cura di LUCA FORMICA.
Si ringraziano per la collaborazione
i sigg. Sarino Raffa, Maurizio Scibilia e Ciccio Sottile.
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Profilo biografico a cura di LUCA FORMICA.
Si ringraziano per la collaborazione
i sigg. Sarino Raffa, Maurizio Scibilia e Ciccio Sottile.
Fazio Antonino Mario Umberto nacque il
9 febbraio 1893 in San Filippo del Mela, al civico 26 di Contrada Angeli da
Salvo Concetta Maria Teresa e da Fazio Giovanni Francesco Antonino. Di famiglia
patrizia messinese, si fregiava della discendenza nobiliare dei Baroni di
Nasari[1]
e Visconti d’Ari, nobili di Pavia e di Genova[2].
Cresciuto a San Filippo del Mela, nel
1911 si iscrisse all’Università di Messina nella facoltà di Giurisprudenza dove
frequentò fino all’anno accademico successivo. Erano quelli gli anni delle
grandi tensioni internazionali fra le potenze d’Europa e la Prima Guerra
Mondiale non tardò a scoppiare. Per Antonino giunse così la chiamata alle armi
nel regio esercito del novello Regno d’Italia. Lasciò gli studi in legge, che
riprese per un altro anno accademico solo a guerra conclusa nel 1922, non
conseguendo comunque la laurea.
Il cap. Fazio in una
foto giovanile custodita presso il Museo Centrale del Risorgimento, ove si
conservano alcune notizie biografiche qui riportate
Arruolatosi, si iscrisse subito al
corso allievi ufficiali di complemento all’86° reparto Fanteria di Palermo.
Riuscito il secondo su 103 allievi, nel 1914 venne inviato in servizio quale
Sotto Tenente a Mantova presso il 72° Fanteria, quindi nel Febbraio del
successivo anno al 56° Fanteria. Nello stesso anno per motivi speciali fu
nominato Sotto Tenente in servizio attivo permanente. Nel 1916 Tenente del 244°
Fanteria e nel successivo anno Capitano, per merito di guerra, sempre nel 244°
Fanteria, Brigata Cosenza. Presso tale brigata, il Capitano Fazio fu a comando
del terzo battaglione in tre periodi: dal 27 agosto 1917 al successivo 23
settembre, dal 29 aprile 1918 ai primi di giugno e dal 16 dello stesso mese
sino al 17 luglio 1918.
Nel 1918 Antonino ottenne di comandare
il XXVIII Reparto d’Assalto. Disciolto questo, rientrò al Deposito del 72°
Fanteria a Mantova quale Capitano Aiutante Maggiore.
Nella sua biografia militare viene
messo in risalto non solo il suo valore di soldato, ma anche il suo alto
livello culturale. Tra le varie missioni affidategli, fu anche in Albania e,
«dal primo all’ultimo giorno di guerra sempre in prima linea sul campo
d’azione», nel combattimento di Monte Piana, dove il 20 luglio 1915 venne
gravemente ferito al petto da un’arma da fuoco. Riportò un’altra ferita da
scheggia di proiettile il successivo 3 novembre 1915 nel combattimento di Monte
Sabotino.
Conclusa la guerra, per ignari motivi,
il Capitano Fazio si trasferì a Bologna, dove nel 1920, a seguito della strage
di Palazzo d’Accursio (21 novembre), mediante concorso, divenne comandante del
nuovo corpo di Vigili urbani della città di Bologna e ne rimase in carica per i
successivi sette anni. La sua carriera fu segnata da una circostanza di rilievo
storico nazionale: l’attentato a Mussolini del 31 ottobre 1926 per mano del
quindicenne Anteo Zamboni, al quale seguì la promulgazione delle leggi
cosiddette “fascistissime”. Fazio, infatti, era amico della famiglia Zamboni
(di simpatie anarchiche), la quale, a detta di alcuni storici, approfittò della
buona fede del Capitano per depistare le indagini che avrebbero inevitabilmente
condotto la responsabilità dell’attentato su di loro[3].
Fazio, dal canto suo, aiutò il fratello di Anteo, Ludovico, sospettato di
complicità, proteggendolo nel suo ufficio da eventuali aggressioni di
squadristi fascisti. Il processo, che portò alla condanna dei Zamboni (una
verità giudiziale che gli storici presumono molto differente dalla oscura
realtà dei fatti), produsse effetti anche per il nostro Fazio che pagò cara la
sua amicizia: «diffidato dalla Commissione provinciale per il confino per aver
fatto pubblica mostra della sua solidarietà con la famiglia Zamboni, veniva
espulso dal corpo delle guardie municipali»[4].
La rivista ufficiale del
Comune di Bologna saluta
l’arrivo di Mussolini nell’ottobre 1926
Fu in questa occasione che,
verosimilmente, Antonino Fazio tornò a Messina, dove comunque risulta residente
soltanto a partire dal 1933. Sappiamo essere stato sposo di Montanaro Elvira,
con la quale contrasse matrimonio nel 1915. Tuttavia al momento sconosciamo
ulteriori notizie circa il prosieguo della sua vita nel capoluogo provinciale,
dove morì il 30 maggio 1951, all’età di cinquantotto anni.
Di lui ci resta sicuramente il ricordo
di un condottiero della Grande Guerra pluripremiato per il suo valore militare,
ma soprattutto di un uomo che ha fatto della virtù il suo vessillo di vita,
mettendo a rischio la sua carriera in nome di un’amicizia e di un ideale di
giustizia e correttezza.
L’atto di nascita dell’ anagrafe
comunale di S. Filippo del Mela
L’atto di morte
dell’anagrafe comunale di Messina
È doveroso, in conclusione, rendere
onore ad un altro militare filippese, il caporale Antonio Pagano, che,
sopravvissuto alla guerra, si distinse nella battaglia di Monte Versic del 24
maggio 1917, ricevendo una medaglia d’argento al V.M.
Le
onorificenze del Cap. Antonino Fazio
·
Medaglia d’argento al Valor Militare –
Motivazione: Alla testa del suo plotone si slanciava arditamente all’assalto
di una forte posizione che conquistava dando prova di mirabile valore e di
ottime qualità militari (Monte Piana, 20 luglio 1915 - Decreto
Luogotenenziale 30 aprile 1916)
·
Medaglia d’argento al Valor Militare –
Motivazione: Comandante di una compagnia d’assalto, occupava per primo una
forte posizione nemica. Caduto il Comandante del Battaglione assumeva il
Comando del Reparto e lo guidava e riordinava sulle posizioni conquistate.
Esempio mirabile di coraggio seppe infondere la fiducia nei dipendenti
incitandoli a resistere anche nei più difficili momenti (Podkorite, 21 Maggio
1917 - Bollettino ufficiale 1918, dispensa 40)
·
Medaglia d’argento al Valor Militare –
Motivazione: Calmo e sereno sotto l’intenso bombardamento nemico diete
mirabile esempio di coraggio e fermezza ai dipendenti rendendoli saldi e
ordinati e cooperò efficacemente col proprio reparto a respingere furiosi
assalti nemici e a conservare le posizioni conquistate (Versic Korite 19-30
agosto 1017 - Bollettino ufficiale 1918, dispensa 84)
·
Medaglia di bronzo al Valor Militare –
Motivazione: Venuto a mancare il Comandante del Battaglione lo sostituiva,
dava opportuni ordini per continuare la resistenza dei propri reparti
decimati dal fuoco nemico e concorreva per tre intere giornate a mantenere la
posizione reiteratamente attaccata. Costante esempio di serenità, calma ed
ardire (Bocca di Callalta, 15-17 giugno 1918 - Bollettino ufficiale 1919,
dispensa 50)
·
Croce di merito di guerra per lungo e
lodevole servizio prestato in trincea
·
Croce di merito di guerra per essersi
abitualmente segnalato per atti di valore
|
[1] Filippo Imbesi riporta che «il 27 aprile 1812
Mario Giuseppe Fazio s’investì della baronia di Nasari [ndr, in
territorio di Barcellona Pozzo di Gotto] come acquirente del feudo da parte di
Gaetana Porzio (vedova di Gaetano Deodato). Il contratto di acquisto fu redatto
dal notaio palermitano Girolamo Tomasino il primo settembre del 1811».
Verosimilmente, tale Mario Giuseppe Fazio potrebbe essere il nonno paterno del
nostro Antonino Fazio, a sostegno della quale tesi c’è il suo secondo nome,
appunto “Mario”.
[2] I riferimenti alla discendenza nobiliare, così
come la seguente biografia militare sono stati tratti dal Bollettino Ufficiale
1919, dispensa 50^.
[3] Per la cronaca dettagliata dell’accaduto
rinviamo al testo di Brunello Dalla Casa, Attentato al duce, edito da Il
Mulino.
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