giovedì 25 settembre 2014

Il cap. Antonino Fazio


Il cap. Antonino FAZIO


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Profilo biografico a cura di LUCA FORMICA.
Si ringraziano per la collaborazione
i sigg. Sarino Raffa, Maurizio Scibilia e Ciccio Sottile.

Fazio Antonino Mario Umberto nacque il 9 febbraio 1893 in San Filippo del Mela, al civico 26 di Contrada Angeli da Salvo Concetta Maria Teresa e da Fazio Giovanni Francesco Antonino. Di famiglia patrizia messinese, si fregiava della discendenza nobiliare dei Baroni di Nasari[1] e Visconti d’Ari, nobili di Pavia e di Genova[2].

Cresciuto a San Filippo del Mela, nel 1911 si iscrisse all’Università di Messina nella facoltà di Giurisprudenza dove frequentò fino all’anno accademico successivo. Erano quelli gli anni delle grandi tensioni internazionali fra le potenze d’Europa e la Prima Guerra Mondiale non tardò a scoppiare. Per Antonino giunse così la chiamata alle armi nel regio esercito del novello Regno d’Italia. Lasciò gli studi in legge, che riprese per un altro anno accademico solo a guerra conclusa nel 1922, non conseguendo comunque la laurea.  

Il cap. Fazio in una foto giovanile custodita presso il Museo Centrale del Risorgimento, ove si conservano alcune notizie biografiche qui riportate

Arruolatosi, si iscrisse subito al corso allievi ufficiali di complemento all’86° reparto Fanteria di Palermo. Riuscito il secondo su 103 allievi, nel 1914 venne inviato in servizio quale Sotto Tenente a Mantova presso il 72° Fanteria, quindi nel Febbraio del successivo anno al 56° Fanteria. Nello stesso anno per motivi speciali fu nominato Sotto Tenente in servizio attivo permanente. Nel 1916 Tenente del 244° Fanteria e nel successivo anno Capitano, per merito di guerra, sempre nel 244° Fanteria, Brigata Cosenza. Presso tale brigata, il Capitano Fazio fu a comando del terzo battaglione in tre periodi: dal 27 agosto 1917 al successivo 23 settembre, dal 29 aprile 1918 ai primi di giugno e dal 16 dello stesso mese sino al 17 luglio 1918.

Nel 1918 Antonino ottenne di comandare il XXVIII Reparto d’Assalto. Disciolto questo, rientrò al Deposito del 72° Fanteria a Mantova quale Capitano Aiutante Maggiore.

Nella sua biografia militare viene messo in risalto non solo il suo valore di soldato, ma anche il suo alto livello culturale. Tra le varie missioni affidategli, fu anche in Albania e, «dal primo all’ultimo giorno di guerra sempre in prima linea sul campo d’azione», nel combattimento di Monte Piana, dove il 20 luglio 1915 venne gravemente ferito al petto da un’arma da fuoco. Riportò un’altra ferita da scheggia di proiettile il successivo 3 novembre 1915 nel combattimento di Monte Sabotino.

Conclusa la guerra, per ignari motivi, il Capitano Fazio si trasferì a Bologna, dove nel 1920, a seguito della strage di Palazzo d’Accursio (21 novembre), mediante concorso, divenne comandante del nuovo corpo di Vigili urbani della città di Bologna e ne rimase in carica per i successivi sette anni. La sua carriera fu segnata da una circostanza di rilievo storico nazionale: l’attentato a Mussolini del 31 ottobre 1926 per mano del quindicenne Anteo Zamboni, al quale seguì la promulgazione delle leggi cosiddette “fascistissime”. Fazio, infatti, era amico della famiglia Zamboni (di simpatie anarchiche), la quale, a detta di alcuni storici, approfittò della buona fede del Capitano per depistare le indagini che avrebbero inevitabilmente condotto la responsabilità dell’attentato su di loro[3]. Fazio, dal canto suo, aiutò il fratello di Anteo, Ludovico, sospettato di complicità, proteggendolo nel suo ufficio da eventuali aggressioni di squadristi fascisti. Il processo, che portò alla condanna dei Zamboni (una verità giudiziale che gli storici presumono molto differente dalla oscura realtà dei fatti), produsse effetti anche per il nostro Fazio che pagò cara la sua amicizia: «diffidato dalla Commissione provinciale per il confino per aver fatto pubblica mostra della sua solidarietà con la famiglia Zamboni, veniva espulso dal corpo delle guardie municipali»[4].

 La rivista ufficiale del Comune di Bologna saluta 
l’arrivo di Mussolini nell’ottobre 1926

Fu in questa occasione che, verosimilmente, Antonino Fazio tornò a Messina, dove comunque risulta residente soltanto a partire dal 1933. Sappiamo essere stato sposo di Montanaro Elvira, con la quale contrasse matrimonio nel 1915. Tuttavia al momento sconosciamo ulteriori notizie circa il prosieguo della sua vita nel capoluogo provinciale, dove morì il 30 maggio 1951, all’età di cinquantotto anni.

Di lui ci resta sicuramente il ricordo di un condottiero della Grande Guerra pluripremiato per il suo valore militare, ma soprattutto di un uomo che ha fatto della virtù il suo vessillo di vita, mettendo a rischio la sua carriera in nome di un’amicizia e di un ideale di giustizia e correttezza. 

 L’atto di nascita dell’ anagrafe comunale di S. Filippo del Mela

L’atto di morte dell’anagrafe comunale di Messina


È doveroso, in conclusione, rendere onore ad un altro militare filippese, il caporale Antonio Pagano, che, sopravvissuto alla guerra, si distinse nella battaglia di Monte Versic del 24 maggio 1917, ricevendo una medaglia d’argento al V.M.




Le onorificenze del Cap. Antonino Fazio

·        Medaglia d’argento al Valor Militare – Motivazione: Alla testa del suo plotone si slanciava arditamente all’assalto di una forte posizione che conquistava dando prova di mirabile valore e di ottime qualità militari (Monte Piana, 20 luglio 1915 - Decreto Luogotenenziale 30 aprile 1916)

·        Medaglia d’argento al Valor Militare – Motivazione: Comandante di una compagnia d’assalto, occupava per primo una forte posizione nemica. Caduto il Comandante del Battaglione assumeva il Comando del Reparto e lo guidava e riordinava sulle posizioni conquistate. Esempio mirabile di coraggio seppe infondere la fiducia nei dipendenti incitandoli a resistere anche nei più difficili momenti (Podkorite, 21 Maggio 1917 - Bollettino ufficiale 1918, dispensa 40)

·        Medaglia d’argento al Valor Militare – Motivazione: Calmo e sereno sotto l’intenso bombardamento nemico diete mirabile esempio di coraggio e fermezza ai dipendenti rendendoli saldi e ordinati e cooperò efficacemente col proprio reparto a respingere furiosi assalti nemici e a conservare le posizioni conquistate (Versic Korite 19-30 agosto 1017 - Bollettino ufficiale 1918, dispensa 84)

·        Medaglia di bronzo al Valor Militare – Motivazione: Venuto a mancare il Comandante del Battaglione lo sostituiva, dava opportuni ordini per continuare la resistenza dei propri reparti decimati dal fuoco nemico e concorreva per tre intere giornate a mantenere la posizione reiteratamente attaccata. Costante esempio di serenità, calma ed ardire (Bocca di Callalta, 15-17 giugno 1918 - Bollettino ufficiale 1919, dispensa 50)

·        Croce di merito di guerra per lungo e lodevole servizio prestato in trincea

·        Croce di merito di guerra per essersi abitualmente segnalato per atti di valore






[1] Filippo Imbesi riporta che «il 27 aprile 1812 Mario Giuseppe Fazio s’investì della baronia di Nasari [ndr, in territorio di Barcellona Pozzo di Gotto] come acquirente del feudo da parte di Gaetana Porzio (vedova di Gaetano Deodato). Il contratto di acquisto fu redatto dal notaio palermitano Girolamo Tomasino il primo settembre del 1811». Verosimilmente, tale Mario Giuseppe Fazio potrebbe essere il nonno paterno del nostro Antonino Fazio, a sostegno della quale tesi c’è il suo secondo nome, appunto “Mario”. 

[2] I riferimenti alla discendenza nobiliare, così come la seguente biografia militare sono stati tratti dal Bollettino Ufficiale 1919, dispensa 50^.

[3] Per la cronaca dettagliata dell’accaduto rinviamo al testo di Brunello Dalla Casa, Attentato al duce, edito da Il Mulino.


[4] pag, 178, ibidem.
  

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